La Pinacoteca comunale e la Pala di Giovanni Santi

 

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La pala di Giovanni Santi

La Pinacoteca comunale di Gradara è la vecchia sede degli uffici comunali, ed è situata sulla via principale del centro storico (all'interno delle mura) in un seicentesco palazzo gentilizio appartenuto alla fami glia Rubini-Vesin. La visita, prima consentita ai soli studiosi d'arte, viene oggi consentita, negli orari prestabiliti, a tutto il pubblico.

L'opera più nota della pinacoteca è la Pala di Giovanni Santi, padre del celeberrimo Raffaello Sanzio, e rappresenta la Madonna sul trono con il Bambino attorniata dai Santi Stefano, Sofia, Giovanni Battista, Michele Arcangelo che altri non sono che i protettori delle antiche 4 parrocchie del paese. La Pala d'Altare è firmata e datata 10 aprile 1484.

Il dipinto è su di una tavola di mt. 2,l0xl,70. Questa pregevolissima opera, una delle migliori del Santi, fu eseguita per la Pieve di S. Sofia "entro le mura". Verrà descritta dal Pungileoni nel 1822.

 

Anche detta Pala ha avuto l'onore di essere visionata,nella Chiesa di S. Sofia, dal Morelli e dal Cavalcaselle il 6/5/1861 che lascia rono scritto: "Le teste dei Santi sono tutte conservate, in molte parti del quadro è caduto il colore, la tavola è spaccata nella parte destra. Fondo ridipinto. Valore considerando la rarità e l'importanza storica èda stimarsi alla somma di L.5.000". Vi fu apposto il Regio Sigillo me diante ceralacca rossa a sinistra di chi osserva.

Oltre ai due citati autori, nello scritto vi è la firma dell'assessore Remigio Gradari. Una anno tazione, di almeno 20 anni posteriore, posta in calce al verbale, ci fa sapere che il quadro venne riparato nell'anno 1881 dal Signor Filippo Fiscali di Firenze, professore. Lo stesso che nel 1909 offrirà al comune di Gradara L.100.000 per l'acquisto della Pala Robbiana.

Il lavoro di restauro venne cominciato il 16 dicembre 1880 e terminato nel marzo del 1881. "Fat ta la consegna provvisoria della commissione al comune il 13/3/1881"

Il Michelini Tocci indugiando su questa mirabile tavola scrive: "Questa pala datata 1484 dimo stra che l'arte del pittore ha subito un'evoluzione più rapida,più feconda proprio nell'ultima de- cade della sua vita. Qui ancora le reminiscenze sono poco elaborate, riconoscibili in tutti i lo ro elementi. Le figure dei Santi ricordano quelle di altri discepoli di Melozzo, quelle del Palmez zano e di Antoniazzo Romano.

La più riuscita, anche se convenzionale, è quella di 5. Sofia che reca nella mano il modello della città di Gradara, e lo indica come ad impetrarne la speciale protezione.

L'arte del pittore si è tutta concentrata nelle figure della Vergine e del Bambino, bellissime". E commentando il particolare della Vergine col Bambino: "Anche qui, come nella Pala di Monte- fiorentino, la Vergine è soprattutto Regina. V'è tuttavia nel piegarsi del suo capo sul Bambino, nell'atto tenero e naturalissimo di porgergli la destra perché egli vi si appoggi con la sua mani na, un maggior abbandono.

Sul volto bellissimo erra appena l'ombra di un sorriso struggente. Anche il Bambino somiglia a quello di Montefiorentino, ignudo, con la stessa collana di coralli. Ma questo è più vivo nel volto, più morbido nelle carni e giuoca - particolare pieno di grazia del quale si ricorderà Raf faello - con un cardellino".

L'ultimo restauro risale al 1975 ad opera della Soprintendenza alle Gallerie delle Marche.

2) Madonna della Misericordia

Tavola mt. 1,70x0,85 "Di nobili accenti Vivarineschi", porta la data 11112/1494. Ripete un tema molto comune in quel tempo; la prospettiva d'importanza ed il realismo della posizione e del l'atteggiamento del nascituro, fanno parte della figurazione coeva. È stata esposta alla "Mo stra della pittura veneta nelle Marche" effettuata nell'estate 1950 presso il Palazzo degli Anzia ni di Ancona (è quanto si legge in un cartiglio posto dietro la tavola).

3) Madonna col Bambino in trono e Santi Paolo e Domenico

Attribuita a Benedetto (Coda) da Rimini. Proviene dalla Chiesa del Rosario già esistente in lo calità Mercato di Gradara della omonima Confraternita (la chiesa è stata demolita nel 1919). La Pala è circondata da 15 quadretti che rappresentano altrettanti misteri del Rosario. La ta vola, nel complesso misura mt. 2,20x1,80.

lì Morelli ed il Cavalcaselle nella loro visita del 1861 attribuirono l'opera a Benedetto da Rimini. E dato che "la pittura ha molto sofferto" le assegnarono un valore di L.300.

4) Madonna del Rosariodi G. Giacomo Pandolfi (Pesaro 1595-1630). Su tela mt. 2,65x1,75.

Cornice intagliata e dorata. Firmata e datata 1611. I Santi a lato della Madonna da sinistra sono: 5. Carlo Borromeo, 5. Anna, 5. Apollonia (invocata per il mal di denti>, 5. Francesco di Paola. Sotto il manto protettore della Madonna, sorretto all'estremità da due Santi, fra i devoti, spicca a destra un confratello della Compagnia del Gonfalone attiva in quel tempo a Gradara e committente del quadro.

Per chi volesse approfondire la conoscenza di questo pittore barroccesco, allievo di Federico Zuccari e maestro di Simone Cantarini, non ha che da recarsi nella chiesa del Nome di Dio in Pesaro; a Colbordolo nella Chiesa di 5. Giovanni Battista (Immacolata); ad Urbania nella Chie sa di 5. Caterina (Madonna e Santi). Nella Sacrestia della Chiesa di Fenigli di Pergola, anni fa, notammo una tela, abbandonata per terra insieme a varie masserizie, firmata da questo pit tore... Da giovanissimo lavorò a Rieti nella Trasfigurazione (Chiesa di 5. Caterina) e nella Ma- donna della Cintola (Chiesa di 5. Agostino).

5) Duca di Urbino

Quadro su tela mt. 1,48x1,15 di G. Giacomo Pandolfi. Cornice d'epoca dipinta in oro nero. È raf figurato Francesco Maria 110.

6) Cardinal Della Rovere

di G. Giacomo Pandolfi. Tela mt. 1,12x0,98. Cornice d'epoca in giallo e nero.

7) Due vasi d'argento con fiori

Tela mt. 0,75x1,00. Attribuita a Mario dei Fiori (Nuzzi Mario, detto -) (Penna Fermana 1603 - Roma 1673).

Il dipinto, in una preziosa cornice, è uno dei più interessanti quadri della raccolta comunale. Scuola Bolognese del '600:

8) Davide e Betsabea

Chi, negli inventari comunali, molti anni fa ha scritto: "la casta Susanna nel bagno" non ha bene osservato che in cima a destra, vi è un solo vecchione e con la corona in testa, non è quindi un guardone qualunque... è addirittura il re Davide!

Tela mt. 1,60x2,15. Cornice d'epoca marmorizzata.

9) Venere e Adone

Negli inventari comunali il quadro viene erroneamente indicato sotto il titolo: "Giuseppe e la moglie di Putifarre" senza tener conto delle scollature e degli elementi paganeggianti. Tela mt. 1,55x1,85.

10) Sansone e Dalila

Tela mt. 1,60x2,15

11) La Dea Pomona (o, come negli inventari: "La Carità")

Tela mt. 1,60x2,15

Scuola Veneziana del '700, sopraporte:

12) Veduta di Venezia

Tela mt. 0,38x0,53

13) Paesaggio

Tela mt. 0,38x0,53

14) Paesaggio

Tela mt. 0,32x1,23

15) Paesaggio

Tela mt. 0,32x1,23

16) Paesaggio

Tela mt. 0,32x1,23

17) Paesaggio

Tela mt. 0,32x1,23

18) Madonna con Cristo morto

Tela senza cornice mt. 1,20x0,95. È del secolo XVII. È stata recuperata nei ripostigli del vec chio teatro.

Nei locali municipali si notano 3 pregevoli cassapanche pitturate, alcune torciere ed un tavolo a lira con piana di pastiglia.

Hostaria del Castello: (fuori dalla cinta muraria). Vi è un magnifico grande camino del sec. XVI scolpito in pietra arenaria.

È opportuno osservare che il restauro del 1920-23 è avvenuto sotto la direzione del prof. Gustavo Giovannoni, una delle massime autorità del tempo e il risarcimento delle merlature del giro ne (cfr. p. 48), non della rocca ripetiamo, è stato eseguito conforme alle regole del tempo che indulgevano al ripristino, diversamente da oggi che si predilige, con qualche distinguo, il re stauro conservativo. (Sul Giovannoni cfr. Enciclopedia Treccani). Poiché siamo in possesso della sua Carta del restauro della rocca ne riportiamo la conclusione: "Si intende, col pieno accordo della direzione generale delle Antichità e delle Belle Arti, riportare ad autenticità di organismo, a dignità di aspetto d'Arte ed a funzione di vita il magnifico castello di Gradara, insigne monumento di Architettura militare e civile".